Nel presente studio analizziamo l’attuabilità finanziaria di nuove centrali a gas in Italia, confrontandone il costo con quello di un portafoglio di rinnovabili che offra gli stessi servizi garantiti dalla rete (quantità mensile di energia, capacità di picco e flessibilità).

A tal fine, i portafogli di rinnovabili combinano tecnologie a zero emissioni – parchi eolici onshore e offshore, impianti fotovoltaici su scala industriale, batterie di accumulo dell’energia – e meccanismi per l’efficienza energetica e servizi di demand response.

I risultati dello studio indicano che un portafoglio di rinnovabili è già più competitivo di nuovi impianti termoelettrici a ciclo combinato (CCGT).

Concludiamo quindi che investimenti in nuovi CCGT non solo sarebbero dannosi riguardo al conseguimento degli obiettivi sulle emissioni, ma comporterebbero anche bollette comparativamente più costose e il rischio di stranded asset.

Key Findings

La nostra analisi delle fonti di energia a zero emissioni rispetto a nuove centrali a gas in Italia illustra quanto segue:

  • Investire nel parco di centrali a gas a ciclo combinato pianificato in Italia in questo decennio sarebbe un errore. Abbiamo determinato che portafogli di rinnovabili – una combinazione di fonti di energia pulita e tecnologie flessibili – non solo hanno un costo inferiore rispetto ai 14 GW di capacità produttive delle nuove centrali a gas ma offrono anche lo stesso livello di servizi garantito dalla rete. Questo dovrebbe rassicurare i politici in merito alla stabilità, sicurezza e adeguatezza della rete offerte da portafogli di rinnovabili per soddisfare le esigenze energetiche dell’Italia. Impiegando capitali in nuove centrali a gas, gli investitori si espongono al rischio di attivi non recuperabili (i cosiddetti “stranded asset”) per un valore di 11 miliardi di euro (13 miliardi di dollari). Si stima che scegliendo energia pulita rispetto a quella ottenibile con le centrali a gas, le riduzioni annuali delle emissioni saranno pari a 18 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti al 6% delle emissioni totali nel 2019.
  • Esistono ottime ragioni a favore dei portafogli di rinnovabili per diversi risultati relativi alla domanda. Abbiamo verificato un modello di gestione della domanda di picco e in ore non di punta nel corso dell’anno che, sebbene il contributo delle risorse disponibili nel portafoglio di rinnovabili cambi, mostra di essere in grado di fornire servizi della rete identici a quelli ottenibili con una centrale a gas. Abbiamo eseguito un’analisi della sensibilità dei costi in funzione di parametri chiave che ha mostrato la convenienza economica di un portafoglio di rinnovabili. Abbiamo determinato che una riduzione del 25% del costo delle batterie di accumulo elettrico ridurrebbe del 10% il costo complessivo di un portafoglio di rinnovabili. Un aspetto importante è la possibilità di mitigare le variazioni dei costi di risorse individuali nello stadio di pianificazione dell’investimento grazie alla sostituzione tra risorse di energia a zero emissioni presenti in un portafoglio di rinnovabili. Ciò è inattuabile con una centrale a gas, che per la fonte di energia dipende al 100% da gas non sostituibile.
  • In Italia, il capacity market (Mercato della capacità) – ossia il meccanismo di approvvigionamento dell’energia elettrica mediante contratti a termine aggiudicati da aste competitive – falsa il mercato dell’energia a favore di centrali a gas preesistenti e nuove, e a svantaggio di rinnovabili a costo basso e zero emissioni. È di fatto alla base dello sviluppo di nuove centrali elettriche che producono emissioni e che altrimenti sarebbero antieconomiche. È necessaria una riforma del capacity market per rendere competitivo un numero maggiore di rinnovabili, unitamente alla risposta alla domanda e a risorse di immagazzinamento.
  • L’Italia dovrebbe inoltre sfruttare il notevole investimento già effettuato in risorse esistenti e nell’infrastruttura di supporto. Occorre utilizzare tecnologie come quelle dei contatori intelligenti per promuovere l’uso della risposta alla domanda al fine di integrare più facilmente rinnovabili esistenti e future nel mix. Inoltre, l’Italia dovrebbe mettere a frutto le fonti attuali di rinnovabili, particolarmente l’energia solare, e completarle con capacità di immagazzinamento per favorire la transizione all’energia a zero emissioni.
  • Il Piano Nazionale Integratp per l’Energia e il Clima, che mira a promuovere l’uso dell’energia pulita al costo più basso possibile e migliorare l’indipendenza energetica, rischia di essere portato fuori strada da un’attenzione continua sulle centrali a gas, il che non sarebbe compatibile con gli obiettivi climatici della Commissione Europea né con quelli dell’Italia. Sebbene l’Italia non abbia annunciato un obiettivo di riduzione delle emissioni complessive rispetto ai livelli del 1990, l’annuncio recente dell’UE riguardante il taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 per consentire di raggiungere l’obiettivo di emissioni nette nulle entro il 2050, potrebbe suggerire obiettivi climatici più ambiziosi per l’Italia.